Serafino Beconi
16/10/2008 23:27Ci sono artisti che attraversano il proprio tempo sempre inadatti a questo. Stanno lontani dai suoi clamori; lo vivono quasi ignorandolo, spesso (quasi sempre) rincorrendolo attraverso bagagli d'immagini del passato; a volte, e raramente, anticipandolo. Serafino Beconi ha partecipato di entrambe queste due anime. Non è stato un inventore o un precursore, nel senso proprio che questo termine serve a connotare l'opera di un artista. I suoi bagagli artistici, ampi e profondi, ricapitolavano un secolo di pittura, non ne aprivano o anticipavano un altro. Eppure mai abbiamo avuto l'impressione, davanti ai suoi quadri ed alla sua opera che il suo linguaggio additasse qualcosa che più non era: i valori e gli stemmi di un mondo scomparso e riproponibile solo nella tavolozza e negli stilemi di una qualche provincia.
Non parlo delle scene o delle forme rappresentate quanto dell'animo che a quelle si accosta: non è il soggetto a determinare la vitalità di una tela, quanto il cuore, il pulsare di una nuova luce, che quello circonda e accende.
Questo di Beconi è uno degli episodi più alti della pittura figurativa italiana del XX secolo. Ancora ignorato dalla storiografia ufficiale ripercorre, attraverso diverse scene o quadri, i momenti di quella tragica giornata, culminata nel rogo delle vittime. L'eccezionalità dell'opera di Beconi è di aver ricomposto tanta emozione - sortita nell'uomo - in pure forme pittoriche; eternando cioè quei fatti in un universo estraneo al tempo e alle sue leggi. Anche ai suoi dolori se vogliamo, in quanto la pittura è anche questo, ma proteggendo la storia dal degrado, dal trascorrere della memoria, e in ultimo dalla dimenticanza.
Allontanarle dal dolore ma non dall'emozione: come una "crocifissione" un "martirio" ci ricordano non già il dolore dell'uomo sottoposto a quei tormenti, ma attraverso lo stupore e l'incanto degli strumenti pittorici - forme e colori - suggellano in una emozione estetica i fatti narrati, dando nuova vita - forse eterna? - e ruolo a ciò che è stato, facendone parte ancora attiva del destino dell'uomo e del suo cammino.
Così è di quest'opera dell'artista versiliese: il dolore della tragedia che attraverso la sua arte sa farsi luce e presenza, compagna e ammonimento nel cammino verso il tempo - così crediamo - delle Civiltà