Poesie Astratte
“Poesie Astratte” comprende una serie di opere recenti, sorte dopo il 2020, sulla scia di quelle ricerche e progettualità verbo-visuali che rientrano nei confini della poesia visuale, cioè di un’opera che contempla l’uso della parola inserita in uno spazio visivo, dove forma e grafia colore e immagine ugualmente concorrano alla stesura del messaggio.
Ho voluto definirla astratta per distanziarla da precedenti esperienze similari, quali la Poesia Visiva o la Poesia Concreta, con le quali dividerebbe ben poco sia a livello teorico quanto poi nella stessa composizione. Questo almeno se per Poesia Visiva restiamo ancorati alle teorizzazioni di Pignotti e del gruppo fiorentino e per Poesia Concreta ci rifacciamo a quanto espresso dai poeti del Mulino di Bazzano, Giulia Niccolai Corrado Costa e Adriano Spatola. Perchè al di fuori di questi confini teorici e storici, mostre e cataloghi di Poesia Visiva, ma anche di Poesia Concreta, si sono poi succedute in una generica e allegra promiscuità di generi e stili assai distanti dai canoni originari, a suo tempo ben precisati dai fondatori di quelle discipline: un refugio peccatorum di opere spesso senza capo né coda che ha finito per svilire la poesia visiva e le sue più autentiche potenzialità e autori, privandola di una caratterizzazione stilistica, segno distintivo di qualunque movimento artistico o letterario, e relegandola in un imprecisato limbo dall’incerta e multiforme fisionomia. Occorre precisare che la Poesia Visiva, fin dagli esordi, alle sue precise delimitazioni teoriche, quasi notarili, espresse dai fondatori in saggi testi articoli e cataloghi, contrapponeva poi una corposa rilassatezza sul terreno espositivo dove si accoglievano e affiancavano opere che ben poco avevano da spartire con quelle introduzioni teoriche che ne volevano specificare natura e indirizzo. Del resto basta leggere le brevi note* qui a piè di pagina riportate e tratte da uno scritto di Lamberto Pignotti per coglierne quell’ampiezza d’orizzonte, quelle braccia a dismisura aperte, che sempre l’ha contraddistinta nel farsi salotto di tante voci diverse e disparate.
Per quanto riguarda il mio particolare percorso la Poesia Astratta si distanzia, e non solo nel tempo, dalle mie precedenti pratiche ed esperienze verbo-visive, sorte all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso e allora sviluppate sull’uso di una partitura pittorica non solo per l’uso dei materiali che la componevano, quali vernici o tele, ma anche per il gusto della cromia, della stesura materica che intesseva il fondo, per l’esasperata ricerca grafica che accompagnava l’introduzione della parola su quelle superfici. Inoltre - a differenza non solo delle mie precedenti elaborazioni ma anche di quelle che storicamente si sono succedute nel più ampio alveo della poetica visuale, o delle sue propaggini che adocchiavano principalmente le pareti di una galleria quale loro naturale meta - questa mia attuale cresce all’interno di un corpo di carta e su una progettazione digitale, che oltre a permetterne una facile riproducibilità ugualmente cerca nella pagina di un libro come nelle pareti di una stanza il proprio spazio e la propria casa.
“Il suo supporto sarà la carta - scrivevo in un catalogo che accompagnava una loro recente esposizione a Viareggio - in un formato preferibilmente tipografico, il suo scheletro crescerà nella progettazione digitale che ne permetta una facile riproducibilità, lontana dal voler essere copia unica ma sorella tra sorelle. La sua pelle sarà mutevole, accesa dalla inclinazione e disposizione delle ore. Il suo carattere sarà spigliato: cittadina del mondo. Sarà forma e suono, grafia e colore, sospesa tra una parola e la sua eco, rivelando le cicatrici, le sopite architetture, della silhouette che ogni giorno alle finestre osserva il sorgere dell'alba. Perché di questo è fatta”.
Poesie astratte & altre cose, di Arturo Lini, presentazione alla mostra. Saletta espositiva Caffè Così Com'è, Viareggio, giugno-luglio 2024.
* "...La poesia visiva si presenta ufficialmente, come qui già anticipato, nel contesto della mostra Tecnologica, allestita nel 1963 alla galleria Quadrante di Firenze. All'insegna dei rapporti fra le arti e i linguaggi multimediali dei mass media, esponevano in quella sede tre pittori (Antonio Bueno, Silvio Loffredo e Alberto Moretti), due musicisti con i loro inusuali spartiti visivi (Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari) e due poeti (Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti). II catalogo illustrato della mostra conteneva le specifiche ragioni di poetica inter-artistica in chiave tecnologica enunciate dal sottoscritto, da Bueno e da Chiari..."
Poesia Tecnologica, Poesia Visiva, Gruppo 70, di Lamberto Pignotti, in Poesia Visiva, voci e anticorpi di una collezione privata. Cat. della mostra a cura di Nicola Micieli, Villa Pacchiani, Santa Croce sull'Arno (PI), 1999.