POESIE VISUALI
L'esordio pittorico di Arturo Lini è strettamente legato alla poesia, come ricorda Dino Carlesi nella prefazione al catalogo della mostra che l'artista volterrano, ma viareggino di adozione e, oggi residente a Firenze, sta per chiudere al Centroartemodema di Pisa.
Assai sensibile ai moti dell'animo e alle suscitazioni della memoria, Lini si è difatti dapprima dedicato alla poesia, dando alle stampe nell'83 la raccolta di versi “Opera Prima”. Quindi ha intensificato e infine reso esclusiva la ricerca pittorica che già conduceva a margine della lirica in cui pareva, un tempo, doversi identificare in toto la vita. Il passaggio alla pittura è avvenuto attraverso la soluzione di continuità della Poesia Visiva, uno dei più vivaci momenti di ricerca estetica interlinguistica che ha avuto proprio a Firenze il suo maggior centro di ideazione e di diffusione.
I dipinti di Lini dopo l'83 giocavano sull'integrazione di parola e immagine, in mutuo scambio dei segni e dei relativi significati che arricchivano le possibilità di lettura dell'opera in senso sociologico oltre che estetico. Della Poesia Visiva è rimasto poco, oggi. La pittura ha preso senza dubbio il sopravvento. e ha un carattere così radicale e primario. da non consentire distrazioni letterarie. Eppure il momento evocativo legato alla parola è rimasto centrale, pur avendo ristretto l'ambito di riferimento alla pittura e alla sua storia, specie moderna e contemporanea.
Lini richiama, insomma, di volta in volta personalità e momenti artistici che hanno depositato una traccia nella sua memoria; e accanto al nome, quasi mettesse in azione un meccanismo proiettivo, recupera un brano dell'autore evocato, una “citazione” che impagina nelle sue semplificate strutture. Altrove non compaiono parole ma sovviene ii titolo a dischiudere l'ambito di riferimento, che è talora il paesaggio (un frammento appena), una partitura astratta vagamente spazialista o una conformazione ambigua intravvedile come un'impronta nella materia, un'insinuante presenza, un Totem che non ha alcun riferimento etnografico ma è piuttosto riconducibile a una generica e universale cultura dell'uomo che ai segni affida il compito di testimoniare il suo trepido passaggio sulla terra.
Nicola Micieli: Lini, dalla poesia visiva alla pittura di oggi, Il Tirreno, Pisa, 24.2.1995.