D'altro stampo è Arturo Lini, volterrano di Viareggio, ma anche a lui, in un certo senso, si addice il discorso fatto sopra. La sua pittura è ben diversa: si tratta qui di un'esperienza estremamente interessante, quella della poesia visiva o pittura scritta. Ma se nel Coppola è determinante la «costruzione» dell'immagine, non meno lo è per il Lini.
La differenza sta nel fatto che se per l'uno l'immagine è costruita seguendo i canoni della scienza, per l'altro tutto si svolge a livello inconscio, come su di una pagina di quaderno il poeta appunta le sue intuizioni. E di intuizioni si tratta anche qui nei quadri, intuizioni che partono da una parola, da un verso, da un segno, da una lettera, e tutto ruota e si costruisce, e lascia margine di interpretazione, intorno a questi sogni che diventano simboli, metafore, giusto appunto segni. Due artisti dunque di grande interesse che sarebbe bene tutti i lucchesi amanti di pittura seguissero da vicino per poter uscire, o tentare di uscire, da una mentalità che li tiene arroccati a tanti falsi miti cittadini e stracittadini.
Mario Rocchi, Giochi di spazi di linee e colori, La Nazione, Firenze 11 gennaio 1989.